La morte di Cobò.

Pagina 1
...

Cobò è morto,
e non gli possono fare il trasporto;
e quello che più rabbia fa,
è che nessuno avrà
la grande eredità.
Attorno alle altissime mura
che circondano il castello di Cobò,
gira e rigira la gente
nella massima paura.
Vengono dal castello
le grida più disparate,
cori altissimi infernali,
di centinaia di animali.
La gente gira attorno le mura,
sempre pronta per scappare,
nella massima paura.

– Se venisse fuori quella scimmiona in livrea
che ogni tanto s’affacciava alla porta?
– Dio mio! Uh! Uh!
Com’è che non s’affaccia più?
– A quest’ora sarà morto!
– E tutto questo chiasso chi lo fa?
– Che po’ po’ di diavoleto!

Pagina 2
...

– Ma che succederà?
– Gente mia, che fracasso!
– Non sentite che fetore?
– Chi sa là dentro quanti ne muore
di quegli animalacci!
– Accidenti a quel matto di Cobò!
– Lo sapete? Io lo so
come anderà a finire,
che con questo lasciare,
con questo aspettare,
finiranno per appestare mezzo mondo!
– Ditelo voi come si deve fare.
– Buttar dentro delle bombe o granate,
e sparare, e che bruci ogni cosa!
All’inferno la roba e Cobò!
– Se non ci volete stare
ve ne dovete andare.
– Gesù Maria!
– Può venir fuori qualche epidemia.
– Chi sa di che malaccio è morto!
– Ma la polizia, la polizia...
– A quest’ora tutte quelle bestiacce
ànno mangiato ventimila Cobò!
– Chi sa da quanti giorni è morto!
– Se saltasse fuori un cane
con in bocca un pezzo di Cobò?
– Si sapeva come doveva andare a finire,
gli sta bene a quel matto di Cobò,
di finire mangiato dalle bestie,
quando gli uomini àn di quelle teste...
– Se venisse fuori l’orso?
– Se ci dasse qualche morso?
– Accidenti a Cobò!
– Dalla porta non possono uscire
perchè l’ànno fatta sbarrare.
– Ma posson saltar fuori dalle mura,

Pagina 3
...

le scimmie si sanno tanto bene arrampicare.
– Mamma mia che paura!
– Buttateci dentro il fuoco!
– E tutti quei gran soldi chi gli piglia?
– Non aveva una famiglia?
– Nessuno. Dicon che fosse figlio
d’un imperatore.
– Di chi, di Napoleone?
– Ma che c’entra Napoleone!
– Aveva l’oro a sacca,
e tutta la casa
piena di cassoni di fogli da mille!
– E ora chi gli piglia?
– Chi sa come riducono quella povera roba
quei maledetti animali!
– Buttategli da mangiare,
eppoi fateli scappare
quando sono bene sfamati,
e qualcuno può rimaner nascosto.
– Ma sarà pieno di cani arrabbiati,
– Ce n’eran di quelle vestite da monaca,
da prete, da militare, tante da servitore,
da cuoco...
- E tutte quelle maledette scimmie?
– Dategli fuoco, dategli fuoco!
– Ecco una ronda di civette!
– Guardate quante!
Si segna la gente.

Uomini, disse agli uomini Cobò,
non mi avete voluto vivo,
non mi potrete avere
quando morirò.
Io detti agli uomini il mio oro
a piene mani, e gli uomini

Pagina 4
...

m’insultarono
perchè non n’ebbero abbastanza.
Io risparmiai il mio oro,
e gli uomini m’insultarono.
Passai, uomini, a piedi, fra voi,
umile fratello vostro,
v’incontrai la sera
quando tornavate dal lavoro,
e i miei occhi vi dicevano
che vi avrei dato tutto il mio oro,
se mi aveste amato.
M’insultaste, e mi diceste
che non avevo lavorato.
Passai fra voi coi miei cocchî dorati;
e voi gettaste insulti e sputi
sopra i miei passi,
mi lanciaste anche dei sassi.
Sulla piazza gridai,
e fui insultato,
I miei uomini mi chiamarono
duramente, padrone,
nessuno mi chiamò fratello.
Volli amare alcuno
di quei deliziosi trastulli
che sono le fanciulle;
pensai di potere avere
una di quelle piccole bocche di rosa,
quelle piccole mani dai petali
morbidi, soavi di tepore;
esse non mi accordarono il loro amore,
e mi spregiarono per la mia bruttezza.
Si dettero a me per il mio denaro.

Tornando a casa, Cobò,
dopo il rifiuto degli uomini, trovò

Pagina 5
...

i suoi cani che gli corsero incontro
e gli fecero festa.
Le sue scimmie lo accarezzarono
maternamente,
o come delle buone sorelle,
e gli passarono le mani nei capelli,
come delle compagne dolci.
e lo rallegrarono un poco
coi loro scambietti,
e i galli col loro canto,
e l’orso gli venne a ballare
dinanzi bonariamente.

Di voi sarò, solo di voi,
e si rinchiuse nel suo castello,
non vedrò più un uomo,
sarò di voi, voi mi amerete
finchè vi darò da mangiare,
poi mangerete me.
Gli uomini che sfamavo,
mi volevan mangiare
anche quando gli avevo bene sfamati.

Disse Cobò:
venite tutti qua dentro,
e di voi sarò,
vostro sarà tutto l’oro.
Uomini che non m’avete
voluto vivo,
non mi potrete avere
quando morirò.

Chicchichirichi! chicchichirichi!
Ecco il dì!
Cantano i galli di Cobò.

Pagina 6
...

Il vecchio Cobò è sul suo letto
che muore fra poche ore.
Povero Cobò! Povero Cobò!
Ciangottano i suoi pappagalli:
Addio Cobò! Addio Cobò!
E le galline: cococococodè:
Oggi è per te, cococococodè:
Cobò ci sei te.
E le tortore piene di malinconia
si sono radunate in un cantuccio:
glu... glu... glu...
non ti vedremo più.
E i cani si aggirano mesti,
colla coda ciondoloni,
mugolando: baubaubò,
addio papà Cobò.
E le cornacchie: gre gre gre
anche te, anche te.

Nella stanza le scimmie non riposano.
Tastano il polso e la fronte di Cobò,
gli tiran su i guanciali,
gli rimboccano i lenzuoli
Una, mescola del tamarindo in fretta,
una gli fa il massaggio sui ginocchi,
una piange in un cantuccio,
(Cobò straluna gli occhi)
e si rasciuga le lagrime comicamente.
E i pappagalli: povero Cobò!
E i gatti e i cani
giacciono ai piedi del letto
malinconicamente.
Una scimmia va e viene,
vestita da dottore,
colla tuba in mano.

Pagina 7
...

Cobò muore.
Una vestita da prete,
si butta su la stola.
Cobò non vede più,
brancola colle mani,
e gli van sotto i suoi cani
cercando l’ultime carezze tremanti.
Solleva la testa, una scimmia
lo sorregge,
quella vestita da prete
ogni tanto gli unge i piedi,
una vestita da scaccino,
colla berretta in testa,
sta fissa per aspettare
di andare a suonar le campane.
Cobò dà un gemito... e cade.
Si ritraggono dal letto
in un fremito tutte le bestie,
e restan ferme a guardare.
Uno scimmione in livrea apre la finestra.

I cani sotto al letto distesi
emetton dei gemiti lunghi,
e i pappagalli: Povero Cobò!
Povero Cobò!
Giunge per la finestra
uno stormo di civette.

Le scimmie intanto si rianno
dalla disperazione.
Una raccomoda il letto
attorno al morto padrone,
una smette di piangere
e va ad aprire il cassettone;
un’altra trae fuori pezzi d’oro,

Pagina 8
...

gemme, gioielli, e tutti se li caccia
nel sacco della gola.
Una va ad assicurarsi bene
che il padrone sia morto,
e con un feroce ghigno
corre ad aprire uno scrigno:
prende dei pacchi di biglietti da mille
e gli spande per la stanza.
Una ne prende uno e lo guarda
bene teso contro luce,
un’altra, con uno
ci si pulisce il culo,
un’altra accende un sigaro
placidamente.
I gatti incominciano a miagolare,
i cani passeggiano inquieti,
l’orso viene in camera a ballare
in attesa che Cobò
gli dia il solito lauto desinare.
I galli e le galline si rovesciano
nel giardino a sperperare.
Lo scimmione in livrea
è rimasto alla finestra
senza articolare.

E le scimmie rovistano,
frugano dappertutto,
si litigano la biancheria,
la strappano, la scuciono,
buttan fuori dai cassetti,
dagli armadi:
fanno a pezzi dei merletti
che si provano attorno alla vita,
gli misurano a braccia.
Una, butta dalla finestra

Pagina 9
...

tutto quello che gli capita.
E i pappagalli: povero Cobò!
Povero Cobò! Caffè Caffè Caffè.

– Buttate dentro il fuoco!
É l’unica maniera,
con ogni precauzione.
Se saltan fuori dei cani
arrabbiati gli ammazzeremo,
ma non potranno scappare.
– Fuoco! Fuoco!
– È pericoloso aspettare,
c’è da temere
un’epidemia nel paese.
Fuoco, e pronti con cautela
per ammazzare le bestie
che potessero uscire.
– E tutto l’oro?
– E le robe preziose?
– E tutti i fogli da mille lire?
– Fuoco, fuoco! È l’unica maniera
per evitare un più gran male.