Dove sono?

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...

Pervenuta la mente
all’esercizio
del naturale ragionamento
non mi chiesi per prima cosa
di dov’ero venuto
e chi mi avesse mandato
a un tal posto

tanto meno
dove sarei andato un giorno
per afferrare
in men che non si dice
la verità del tutto
e specialmente
di quello che ero
neppure
se bello o brutto

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...

coglione o di talento
a che fondare la propria vita
sopra un punto interrogativo
mi dicevo convinto
ma più discretamente
restringendo il sapere
a quello che vedevo e sentivo
quello che facevo
escludendo il perché d’ogni mio atto.

E una volta stabilito
nel principio suddetto
furono le campane
con sollecitudine
a colpirmi l’udito:
sono in una Chiesa
pensavo
preparandomi alla preghiera
col massimo raccoglimento.
Ma scendendo dall’abbandono
di quel suono aereo
che mi aveva elevato verso il cielo

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venni sorpreso
da un impreciso
insistente bisbiglio
di voci che s’intrecciavano
per chiamarmi a loro
insegnandomi ciascuna
quello che dovevo fare a puntino
quali le vie da battere
con passo sicuro
e sicuro consiglio
quelle da fuggire
con sicuro spirito:
sono in una scuola
pensavo
alla maniera di chi si accorge
che ha sbagliato
preparandomi
da scolaro diligente
a fare il compito
ad ascoltare col massimo rispetto
le persone preposte all’insegnamento
e a rispondere prontamente
non appena interrogato.
Ma le voci didattiche

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vennero sopraffatte
in un tempo brevissimo
da voci ben più alte
d’accusa e di protesta
di condanna
per tutte le possibili
e immaginabili vergogne
che possono capitare a un uomo
nel suo percorso
errori e malefatte
intrighi e congiure
ricatti e vendette
turpitudini e truffe
tradimenti
e ciniche menzogne:
sono in un tribunale
pensavo
preparandomi a far trionfare
la mia innocenza
da ogni sopruso
per non finire in galera
diritto come un fuso.
E ascoltando trepidante
la nota di quei reati
scanditi

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con tono di riprovazione
dalla solennità di quelle bocche
quello che non era ammesso
e quello che veniva escluso
quello ch’era vietato
e quello che non veniva concesso
quello ch’era brutto
e quello ch’era cattivo:
povero fesso
pensavo
in preda a vero e proprio sbigottimento
per quanto in libertà
sono in galera lo stesso.
Ma a questo punto preciso
un fenomeno dell’aria
trasferì sopr’altri sensi
la mia osservazione
e ogni commento
quaranta gradi all’ombra
privando la mia §povera§ persona
di qualsiasi iniziativa
di qualsiasi movimento
per l’eccessivo calore
nessuno parlava più

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e al modo di una vecchia
locomotiva
tutti sbuffavano intorno
una sorgente di sudore
era divenuto
il mio sciaguratissimo corpo
snervato e frollo
ridotto a alimentarsi
di menta glaciale
gelato di limone
e gelatina di pollo:
sono in un forno
pensavo
ormai supino
rassegnato a lasciarmi cuocere
come uno sfilatino.
Né molto tempo dopo
da questo fenomeno mancino
un altro se ne formò
perfettamente contrario
ma $u$egualmente carino
quindici sotto zero
completamente rattrappito

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leggevo nel termometro
mentre vedevo gli altri
intorno a me
rattrappiti altrettanto
sotto il cielo nero:
sono in un frigorifero
pensavo
ma sapendo che una donna
era diventata di sale un giorno
trovavo naturalissimo
le volessero dare per compagno
un uomo
diventato di ghiaccio.
Dovendo però costatare
come le cose
che vedevo e §che§ sentivo
$per un inconciliabile contrasto$
cozzassero
maledettamente fra loro
§per un inconciliabile contrasto§
l’una escludendo l’altra
con responso esclusivo
e stridore tanto ingrato
provocandomi
non di rado
un giramento di testa

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all’improvviso:
sono in un manicomio
pensavo
ormai avvilito
sopraffatto.
Invece no
macché
guardandoci bene dentro
a questo nuovo
originale indirizzo
con riposati sensi
e più sereno giudizio
dovevo riconoscere
che non mi dispiaceva affatto
ma proprio no
tanto
da dover confessare
sempre in onore del vero
che in fondo in fondo
mi ci trovavo benissimo
rendendomi
sempre più consapevole e sincero
sodisfatto
interessato ed attento
per la stragrande

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sincerità del contegno
e varietà del complesso
dovevo riconoscere
essere quello un posto
che faceva al caso mio
più d’ogni altro al mondo
vedendo uno
che nascondeva il proprio corpo
fino alla punta del naso
e un altro
che pretendeva di mostrare
quanto il Signore gli aveva fatto.
Il primo con la voce
di suprema autorità
andava proclamando
non ammettendo
essere la bellezza delle cose
soltanto nel passato
ed il secondo
che rispondeva a muso duro
essere tale bellezza
esclusivamente nel futuro
e il passato
solamente un cimitero
il più immondo letamaio
mentre un terzo

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vera faccia di cuor contento
proclamava d’infischiarsi
dell’uno e dell’altro
basando nel presente
il proprio cammino
e ogni intendimento
davanti
a una bella bistecca
e un litro di vino.
Quello che bandiva
con grido esasperato
la forza e la violenza
l’ardire ad ogni costo
la guerra
quale fermento $divino$ supremo
essendo l’eroismo
sola grandezza dell’uomo
bellezza e verità del creato
e l’altro
con dolcezza insinuante
raccomandava
la pace e la concordia
la prudenza ed il mitidio
l’amore del prossimo
la bontà la carità il perdono

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€ di prenderlo nel sedere
per finir beato.
E non appena un individuo
mi dichiarava bianco
con accento deciso
e il giorno dopo nero
mi spifferava sul viso
con più deciso accento
lo trovavo delizioso
adorabile senza meno.
Ma venuto il momento
di formulare un consuntivo
di quanto sopraddetto
per il sano
indispensabile equilibrio
del vivere perfetto
in senso nettamente costruttivo
finalmente ho capito dove sono
dissi con un respiro di sollievo:
in un teatro.

Da quel giorno
benedetto
per una provvidenziale
rivelazione

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fu mia unica gioia
assillante pensiero
e supremo diletto
di osservare attentamente
tutto quello che avveniva
dove ero
non soltanto
ma di $correre$ §giungere§ sollecito
senza distinzione di luogo
di genere di gusto e di colore
ovunque si svolgesse
la rappresentazione
o qualche cosa di nuovo
ci fosse da vedere
procurando di arrivare
sempre in tempo
per potermi assicurare
il miglior posto
e poterla godere
nella sua integrità
senza perderne un particolare
comodamente e ben disposto
e arrivando con la lingua fuori
per correre
dall’uno all’altro
dimostrando

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fiduciosa aspettativa
e un interesse
sempre maggiore
plaudendo senza eccezione
freneticamente.
E passando
dai più svariati spettacoli
e i più svariati argomenti
ai sentimenti più disparati
delle più disparate persone
ovunque lo spettacolo
piacesse loro di dare
e meglio ancora
quando lo davano
senza sapere
senza volerlo dare per niente.
Fino che un giorno
con stupore infinito
mi dovevo accorgere
vero e proprio spavento
aggiungerò
per essere $preciso$ compito
nel normale sviluppo
di una tale attività
che se io guardavo gli altri
tutto quello che facevano

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gli altri
nel tempo medesimo
con identico piacere
e altrettanta curiosità
guardavan quello che facevo io
col medesimo intento.
Ciò che portò
$nel suo$ §in così§ gradito traffico
un superno scompiglio
e nell’animo
un turbamento inaudito
addirittura l’inferno
sentendomi depositare
sulle spalle
un peso sproporzionato del tutto
al loro portamento
e il mio travaglio
raddoppiato
da quel $famoso$ §fatidico§ momento.
Dovete $ben$ considerare
se il cuore non vi abbia abbandonato
la enorme diversità di posizione
di chi vada osservando
gli altri
nella massima serenità
con simpatia
tutto quello che $fanno$ vanno facendo

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e quello preoccupato
mentre osserva
$mentre osserva$
di venire osservato
$con allegria$
in tutto quello che fa$,$
con $allegria$ la massima allegria

Per chi abbia avvistato
avventurandosi $per questa via$
a suo rischio e pericolo
verso il fondo di questa via
la suprema rigidità
delle leggi
che regolano
gli elementi di cui è formato
il misterioso organismo
che tanto per intenderci
noi chiamiamo mondo
si stupirà senz’altro
nel dover riconoscere
di riscontro
la suprema elasticità
degli elementi
che regolano l'organismo
altrettanto misterioso

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e che tanto per intenderci
noi chiamiamo uomo.
Le cose che al loro apparire
sembrano non entrare
a nessun patto
nel suo destino
pigia pigia
finiscono
per entrarci a capofitto
non solo
ma seguitando a pigiare
per sguazzarci dentro
quello che mi spiaceva
nel modo più assoluto
divenire un oggetto di spettacolo
io stesso
permettendo agli altri
di pascolare
nel mio $recinto$ recesso
com’io nel loro
$da tempo$
me ne andavo pascolando
esercitando
sopra la mia persona
$nel$l’identico abuso
diveniva
meno ripugnante ogni giorno

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...

gnorsì
e sempre meno astruso
intervenendo
una notevole facilità
nello sviluppo
di un tale fenomeno
senza che me ne fossi accorto
ed un certo sapore strano
tutt’altro che sgradito
che invece di ammencirsi
strada facendo
andava crescendo con l’uso.
E questo fatto
che sul principio
mi aveva tanto
giustamente contrariato
provocando nel mio interno
un così profondo turbamento
un pochino alla volta
si andava attenuando
non solo
e al posto di turbarmi
incominciavo a pigliarci gusto
un gusto matto.
Mentre che una questione
di vera e propria moralità
nel più alto significato

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si avvicinava
con passo accelerato
nell’armonizzazione del concento
e di giustizia sociale
nel modo più squisito
al cento per cento
imponendosi
senza un attimo di perplessità
nel razionale andamento
di[?] chi si andava godendo
indisturbato
uno spettacolo quotidiano
come $andavo facendo$ facevo io
era giusto che $anche$ gli altri
informati da uno spirito
effettivamente cristiano
si[?] godessero il loro
nel quale dovevo mettere
qualcosina anch’io.
Stante che nel teatro dell’arte
la platea
vive
nettamente divisa
dal palcoscenico
formando un'unità
con forze contrapposte
in modo assoluto

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in quello della società
invece
attore e spettatore
sono una cosa sola
e agiscono in conformità
con movimento simultaneo.
Per tale
inoppugnabile verità
vera e propria conquista
possiamo dire
e soprattutto
per quella prerogativa
che giustamente
abbiamo lodato tanto
quale immenso privilegio
che il Signore volle concedere
soltanto all’uomo
anziché inalberar$s$mi
indignatissimo
impetuoso
come m’era avvenuto
sul principio
me ne andavo a poco a poco
nel modo più $spassoso$ grazioso
pavoneggiando
essendo tale cosa
di un fascino misterioso

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del tutto straordinario
decisamente arcano
quello di lasciarsi osservare
di essere osservato
fino in fondo
e proprio in quello
vedi contradizione
che non avresti voluto
per tutto l’oro del mondo.
E una volta superato
quel momento malandrino
di confusione e di spavento
finirai per accorgerti
con stupore insospettato
che sono proprio quelle
le cose
di cui è avido il prossimo
e addirittura ghiotto
il tuo vicino.
Ed essendo tale processo
di carattere progressivo
cercarvi $noi$ §il§ punto di arresto
è impresa degna di un cervellino $da poco$
giacché chi osserva
per consumato esercizio

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...

facendogli sempre poco
o poco vario
quello che ha visto
non si sente mai satollo
tanto che di sovente
finisce per aggiungervi
qualche cosa del suo sacco
e magari parecchio
una volta in cammino
qualcosa che non avete fatto
$ma$ §e§ che invece di provocare
nel vostro animo
il massimo del furore
$e$ dello sdegno
facendovi arrossire
fino alla punta $del naso$ dei capelli
col vostro più bel sorriso
mostrandovene grato
finirete $per$ §col§ ringraziarlo
giacché per la oramai
ben nota qualità
$di$ cui §per cui§ $parliamo$ vi scrivo
se non l’avete fatto
avreste potuto farlo benissimo
e facendolo per voi

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...

v’ha risparmiato $il compito lavoro$ §la fatica§
e figura al vostro attivo.

Procedendo
sempre più in confidenza
sempre meglio ferrato e disinvolto
lungo $questo$ §un tale§ itinerario
io mi esibisco
come quello che al proprio $lavoro$ ufficio
si reca ogni mattino
procurando di essere in orario
tanto che mi sembra di sentire
ogni qualvolta
la voce del buttafuori
col suo tono militaresco
chiamarmi sul palcoscenico
per eseguire
col masimo dell'impegno
il fatto mio.
Girandomi da ogni lato
compiacente e compiaciuto
comprensivo
sempre a caccia dell'applauso
ben inteso:

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...

«Sì o no?»
$«che ve ne pare?»$
fissando il pubblico
in atteggiamento $interrogativo$ amletico
per $sapere$ §sondare§ fino a che punto
si trovi contento:
«Che ve ne pare?»
$«si o no».$
aggiungo strizzando un occhio
io [?] in $atto$ §tono§ sibillino
divenuto oramai
un mestiere come un altro
il mio destino.
Fino alla scena finale
per cui tutto è $preparato$ [***]
e che mi propongo di eseguire
con la naturalezza
e la semplicità
di chi risponde
a un allettante invito.
Sento già il buttafuori
con la sua voce di comando:
«Aldo in scena, tocca a lei».
Eccomi!
risponderò sollecito
e sempre sorridendo.
Con gesto da grande attore

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...

divellerò
le mie tenui radici
dalla terra
come dalla terra un fiore.