Là,
in un angolo della mia stanza,
è un sudicio
vecchissimo specchio
ovale,
una luce oscena
che riflette male
abbastanza.
Cosa mi guardi,
brutto sfacciato d’uno specchio,
cosa mi guardi?
Credi ch'io abbia paura di te,
sudicissimo indumento vecchio?
Un dí o l’altro
ti faccio in cento pezzi, vedi!
Sfacciato.
Ti credi di prender la mia faccia
perché la tua ti manca,
la mia poverina è bianca, lo so,
ma la tua, che non hai,
è quella del piú lurido stagno vecchio.
Là,
sempre quella faccia
impassibile, uguale,
nell’angolo della mia stanza
quella luce che riflette male.
La mia è uguale sempre,
la tua è sempre uguale,
qual è la nostra faccia,
quale?
Lo sai tu?
Lo so io?
T’odio! e talora t’amo,ahimè,
con tutto l’odio mio.
E t’avvicino,
vincendo la stomachevole ripugnanza
della presenza oscena
che vuoi tenere dentro la mia stanza.
Bianco sei tu,
bianco son io.
M’avvicino impassibile
e tu
impassibile ti lasci avvicinare.
Di’:
mi rifletti o mi rigetti?
Mi fai vedere un uomo che mi fa pietà.
Che faccia bianca!
Tutto uguale il volto.
Se chiudo un poco gli occhi
l’uomo costà
mi sembra morto.
Quale uniformità di bianco
su quella faccia!
Tutta impastata e infarinata
come quella del piú misero pagliaccio,
inconscio della sua vestitura
e della sua truccatura
messagli per necessità.
Sotto l’occhio sinistro
il palpito si vede
di una stella rossa,
che per la sua vivacità
sembra continuamente mossa.
È strano un pochino,
veramente, vedere
in un cielo di biacca
una stella di rubino.
Quei capelli rossi,
rossi e ricciuti!
L’attaccatura alla fronte
non potrebbe essere piú bella,
ogni ciocca si parte
per una via a capriccio,
e finisce
in un’anella
o in un riccio.
Ma l’enorme mantello
m'abbaglia gli occhi,
ho paura,
t’odio
specchio vile,
cosa mi fai vedere?
Un uomo che mi fa paura,
un uomo tutto rosso,
no,
che orrore!
Via quell’uomo, via quell’uomo
specchiaccio dell'inferno maledetto.
Guarda:
voglio ravvicinarmi a te,
voglio vincere l’orrore,
guarda, ci ritorno,
forse nuove e lunghe ore,
forse un giorno,
tutto un giorno con te
mio infido compagno.
Dimmi, sei buono, che vita vivi tu?
Che vita vivo io?
Strane vite tutte e due.
Perché mi fai vedere
un uomo che mi fa paura,
perché lo fai?
Non lo far piú,
io non ti guardo per veder me
sai,
ti guardo per veder te;
ti guardo perché t’odio,
e perché t’amo, ahimè!
T’odio perché ti guardo,
t’odio perché se ti guardo non ti vedo,
t’odio perché non ti credo,
Perché non mi dici
se quello che tu mi fai vedere
son veramente io?