Lungo la sala oblunga,
appesi alle pareti
l’un dopo l’altro in fila
con gran simmetria,
sono i ritratti delle nutrici
della famiglia mia.
E sotto ogni ritratto
un’urna è situata
a ciascheduna,
con i propri capelli,
urna dorata
con la cornice in perfetta armonia.
JULIETTE VICHARY
di Marsiglia.
Meravigliosa figlia.
Folta capellatura bionda,
occhio celeste vivace.
Suor Cortese.
ORTENSIA VIALE
di Borgocanale.
Sguardo inflessibile,
bocca ermetica,
capelli fulvi cresputi.
Suor Triste.
HILLEA HAOB
Egiziana.
Profondissimo sguardo di gioia e di pena,
carni d’oliva,
lucentissima treccia corvina.
Suor Taciturna.
ISABELLA FIORRES
del Perú.
Occhi bruni che ridono,
capelli fortemente ondulati
recisi in grandissimo fascio.
(Chi sa se quegli occhi risero piú.)
Suor Fedele.
CLORINDA LUMETTINI
di Fontesalicini.
Occhi espressivi vivacissimi,
garrulo sorriso di piccoli dentini,
capelli castani scurissimi.
Suor Gaia.
BEATRICE CISTERNA
Toscana.
Tracce di fiamme nei grandi occhi,
bocca serrata che mette pena,
capelli biondi sciolti
ondulati fin sopra i ginocchi.
Suor Clemente.
GINEVRA PERVOLÒ
di Sicilia.
Magnifici erranti occhi muti,
carni bianchissime,
capelli neri ricciuti.
Suor Solitaria.
LUCIANA VELOSICH
di Zara in Dalmazia.
Espressione di nobiltà rara
nel portamento e nel volto,
occhi sorridenti pieni di grazia.
Suor Generosa.
E tante, e tante...
Quante!
Oh! Povere nutrici.
Quando fu finito
il compito vostro
d’alimentarci questa misera vita,
la vostra fu finita.
Nelle folte chiome,
ricciute
inanellate
ondulate
fluenti,
strideron
delle enormi cesoie lucenti.
E allor dalla pietà
le vostre teste monde
furon fasciate strette,
ravvolte di tele benedette,
coperte di soavi cornette,
di ben fitte velette.