le mie passeggiate,

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Nelle belle giornate,
nelle belle serate,
(e anche nelle brutte)
fo le mie passeggiate,
(che mi piacciono tutte).
Scendo fino al mare
e sulla riva mi dilungo a camminare.
Però non andiamo d’accordo
io e il mare,
a me da noia spesso
il suo eterno brontolare:
«se ti credi che mi cheti per te,
povero fesso!»
E mi dice che anch'io
sono un bel brontolone.
Lui non si vuol chetare,
io voglio brontolare,
ci diciamo insieme:
«brontolone! brontolone!»
e ci stiamo a guardare.
Qualche volta mi metto a urlare.
Non mi conosce nessuno,
faccio il comodo mio.
Taluno mi saluta
guardandomi con curiosità.
«Buonasera signore, buonasera comare».
«Addio signore, addio compare».
E lí finisce tutto.
Cammino sulla via provinciale,

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salgo certi bei collettini
che ognuno m’è ormai familiare.
Mi seggo sopra un muricciuolo
dove ci sono due cipressi allato.
Con la coda dell’occhio me li vedo
come due lunghi carabinieri
a cavallo impalati
ed arrestati al volo
per il fermare della mia carrozza.
«Andate, andate,
io rimango un pochino qui a sedere,
potete andare;
non sono già il figliolo dell’imperatore,
lo sapete, posso stare anche solo,
non sono mica il re,
che cosa posson fare a me?
Né una vezzosa infanta
che mi debban far del male.
Né una decrepita principessa reale.
Andate andate, andate pure.»
E sulla cima di un colle,
meravigliosa altura,
dove ogn'altr'uomo che vi fosse giunto
avrebbe sognato
come nulla,
il proprio monumento,
io, in un bel momento,
ci sognai la mia culla.
Mi ci vado a sdraiare:
mi vedo tutt'intorno
il bel giro dei monti
e da una parte il mare,

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di sopra la luna e il sole.
Come ci si sta bene nella culla!
– Quella copertina turchina
(il mare)
l’ho buttata via perché faceva troppo caldo.
– Tití non ti scoprire;
stai coperto, Tití.
– Ma ho caldo!
Quella pallona d’oro
(il sole)
me l’ha portata il mio bel papà.
E nelle notti di luna,
ci vo tutto ravvolto
nella mia verde cuna.
– Quella pallina d’argento
(la luna)
me l’à portata la mia mammà .
Oppure:
– Voglio quello spicchino di limone!
– No, Tití, ti farebbe la bubú
ai dentini, alla pancina.
– Voglio quel frittatone!
– Bada, Tití, se non sei buono
ti farò totò.
- Lo vooooglio!
–Voglio quel chifellino
per zuppare nel mio latte!
Voglio quella bella falcettina!
– No, Tití, ti taglieresti le manine.
–Voglio quella bella falcettina
per tagliare tutta l’erba
intorno alla mia culla.

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– Ma no, Tití.
– Ma siiii.
- Ma no.
- Ma siiiii!
– Ma noooo!
– Ma siiiiii!
– Ma sí.
– Ma noooooo!...
Che gioia, che gioia, che felicità,
per chi non ha da far nulla,
tornarsene ogni tanto nella culla.