CALLE DEI MIRACOLI

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Da un rivolo di cielo
il sole di piena estate
non riesce a sodisfare
la sua legittima
quanto scottata curiosità
facendo capolino
con aria contrariata
nel vicoletto cittadino
che sfugge
al suo diritto di vigilanza
universalmente riconosciuto
mentre i gatti perlustrano
in lungo e in largo
a passi di velluto

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con venerata sapienza
e autorità incontrastata.

Nei magazzini bassi
profondi come antri
oscuri come cantine
i giovani marmorari
si affrettano
a tagliar lapidi e lucidarle
fabbricar croci e colonne mozzate
a incastonarvi fotografie
sagomar piedistalli
per angeli in orazione
o per giunoniche donne
piangenti lacrime collettive.
Le loro chiome fluviali
versano
sopra anfore capacissime
destinate a colmarsi per traboccare
le fontane
sgorganti dalle loro ciglia
faci simboliche e basi per busti
della massima solennità
raffiguranti
con barba e pancia
i venerandi capi di famiglia.

Da lato
sotto una lampadina
che scende dal soffitto
fino a lambirgli la fronte
un vecchio
seduto in attitudine

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di suprema sufficienza
oltre che di pietà religiosa
veramente maestra
a caratteri indelebili
incide nella pietra
indelebili nomi e indelebili attributi
destinati a sfidare
il carattere inquietante e truffaldino
della posterità.
Mentre per superare
l’opprimente
oscurità della calle
il giovane marmoraro
canta a gran voce:
mi sono innamorato di Marina
una ragazza mora ma carina
mescolando
il calor del suo canto
vivace
al grido della sega elettrica
sempre in azione
e che perfora le orecchie
di pieno mattino
come quello di un uccello rapace
durante la notte:
szzzzzzzzzzzzzzzzzz...
Le sopracciglia inarcate
da schiantare
le palpebre abbassate
come saracinesche
nell’atto di chi si appresta
a ricevere Gesù
in orazione

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il celebrante
puntando il trapano
il compasso e lo scalpello
incide:
Qui depose il corporeo suo velo
quell’anima pura e bella
che Mariannina Bellagamba
fu nomata in terra
ed in cielo
angelo ora si appella:
szzzzzzzzzzzzzzzzzz...
Un giorno l’ho incontrata
sola sola
e il cuore mi batteva
mille all’ora:
szzzzzzzzzzzzzzzzzz...
Le labbra del vegliardo
appaiono murate
anch’esse come tombe
tanta è la tensione
che infonde nell’operare
religiosamente:
In vita amor ci unì
morte non ci separa:
szzzzzzzzzzzzzzzzzz...
Quando le dissi
che la voleo sposare
mi diede un bacio
e l’amore scoppiò.
szzzzzzzzzzzzzzzzzz...
Esempio di virtù
incorruttibile
agl’impeti del cuore

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univa
elevatezza della mente
padrone dello scibile
per la famiglia
angelo tutelare:
szzzzzzzzzzzzzzzzzz...
Gli occhiali cerchiati d’acciaio
fino alla punta del naso
gli sono discesi
quasi volessero cascare:
Candido fiore
cresciuto
nel nostro giardino d’amore
nel dì del tuo sbocciare
ti colse il Signore:
szzzzzzzzzzzzzzzzzz...
E al fine di sconfiggere
l’opprimente angustia
e oscurità della calle
superando ogni clamore
i giovani marmorari
attaccano insieme:
O mia bella mora
no non mi lasciare
non mi devi rovinare
Oh! no no no no no:
szzzzzzzzzzzzzzzzzz...