PALLANTE, regina.
Vorrei che nel mezzo a la notte sorgesse
un raggio di sole soltanto per me,
che sol la mia chioma dorata nel buio brillasse.
CORILLA, beghina.
Per Cristo
subisco
gioisco e finisco.
CALLINA, centenario.
S'andavan, la notte serena, tre barche per mare,
tre musici v'erano dentro a ciascuna, s'andavano
al cielo stellato e a la luna le note dolcissime offrire.
ERAK, stregone.
Non vale
per male uguale
salire con ale.
UNA PAOLOTTA.
S'ammassan su i ceri spenti
grondanti le lagrime pallide, morte, e non cadono,
siccome le gocce spremute stagnate su cuori pendenti.
CUCÙ, pappagallo.
Chi vuole Cucù?
Cucù non c'è più!
Cucurucucù.
ELETTA, pellegrina.
Diomede Prassede!
Per l'erto Carmelo dei Santi
chi cede con fede, concede.
MANCA, contessa.
La casa vorrei ne lo stagno del pianto,
le mura di lagrime, il tetto di dolo,
udire sol l'eco d'un lungo lamento.
KEREK, astronomo.
Io guardo vagare
lontano pianeta
vivente al bagliore di sola cometa.
CERINNE, pescatore.
A vela che indora rivolgo la prora,
il bacio n'aspetto del vento
su vela d'argento.
UNA DAMA DI NAZARET.
Amara lagrima pungente dolore,
diventa un bel fiore
dinanzi all'altare Maggiore.
VIOLANTE, regina.
Un cuore guizzante vorrei per trastullo,
trapungerlo tutto con un fino spillo,
fiorire di gocce un broccato giallo.
MARZIO, paggio.
Vorrei con un bacio rovente strappare
un fiore superbo di sangue su labro vermiglio,
il vuoto dei petali tolti per sempre lasciare.
CONCETTA, pellegrina.
Pregate salendo, velate,
per l'erte ed a terra lo sguardo volgete,
salite, velate, erte consacrate.
STANCA, contessa.
Dormire nel lento romore grondante
di piccola fonte
vorrei, di lentissima fonte costante.
GIUDITTA, filatrice.
Avvolto, rattorto
su fuso di torto
ogni filo è corto.
BENEDETTA, rocchettina.
Sia il lungo sentier spinosissimo
sia il triste cammin pungentissimo
per Cibo squisito soavissimo.
FAANTE, regina.
Vorrei cavalcare nel mare la notte,
con sola compagna la luna,
cavalli più bianchi del latte.
RERÈ, pappagallo.
Rerè mio Rerè!
Più bello chi è?
Rerè mio Rerè!
MATILLA, beghina.
Perdono
concesso,
mi confesso e mi riconfesso.
STEFANELLO, scaccino.
Cero che si porta, chiave d'una porta,
cero che s'accende, gioia che s'attende,
per cero che arda, occhio che ti guarda.