Il mio castello e il mio cervello

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Alla finestra
della mia stanza da letto,
nel mio decrepito castello,
sulla sera lungamente mi diletto
a starmene solo col mio cervello.
Il diletto, mi direte,
non potrebbe essere più grazioso,
per un poeta, come me, ozioso.
E guardo giù per la valle,
guardo i monti, le colline,
il mare non si vede da questa parte.
E girano e girano
e serpeggiano le rondini
attorno al mio castello.
(Quanti giri!)
E girano e girano

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e serpeggiano
i pensieri attorno al mio cervello.
(Quanti giri!)
Voli di rondini leggeri,
leggeri pensieri.
(Che non son sempre leggeri).
E guardo dinanzi la valle,
i monti, le colline,
gli alberi grandi a selva,
in filari lunghi senza fine,
disposti bene ad arte,
il mare non si vede da questa parte.
E girano e girano
serpeggiano
le rondini attorno al vecchio castello.
(Quanti giri!)
E girano e girano
serpeggiano
i pensieri attorno al giovine cervello.
(Quanti giri!)
Io penso:
Se ogni pensiero

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avesse fra le labbra un filo
(come il ragno)
se avessero in bocca un filo
(come il ragno)
tutte le rondini che si aggirano,
tutte le rondini che si sono aggirate,
il mio castello e il mio cervello
sarebbero due matasse,
molto molto molto arruffate.

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