Dal mio campanile
eccomi un'altra volta
a chiamarvi a raccolta
miei poveri lettori.
Forse per l'ultima volta
io vi richiamo colle mie campane
ch'ànno voci umane
che non volete capire.
Eccovi i nuovi doppî,
lo sapete
con quanto amore
io ve li accopî,
ma non volete riconoscere
l'abilità
del povero campanaro,
al quale,
per somma generosità,
gli daste del somaro.
Dal mio campanile
io vi chiamo a raccolta
forse per l'ultima volta
miei poveri lettori.
Io vi vedo venire
un poco sconsolati,
avete vesti così dimesse....
ciarpette così oscure sulle teste....
Ah! Non avete portati
gli abiti delle feste,
quelli belli delle messe!
Avete presentito che io
non vi chiamavo altro
che per dirvi addio.
E allora.... faremo una cosetta
lesta lesta,
ridottina ridottina,
senza lumi,
senza spreco di parati,
come si fa la festa
per la dottrina.
Dan dan dan dan dan....
Din din din din din....
Attenti, sono gli ultimi canti,
gli ultimi miei poveri lamenti,
ugualmente sonori,
al solito,
coi soliti colori,
al solito,
fiamme rosse in cieli grigi,
dopo.... vi dico addio,
vado a stare a Parigi.
In Francia, i poeti,
non sono meglio trattati,
ma almeno gli daranno un po' di mancia.