Nel mezzo alla sala degli ori massicci,
s'uniscon le tristi a la veglia.
La sala rotonda dai cento splendori!
Nel mezzo la lampada a spirito innalza
di nebbia leggera la fiamma viola
che incerta riflette nel giallo degli ori splendenti.
Le fanno corona le sette poltrone massicce
coperte di gialli broccati.
Pendenti dai travi dorati
le lampade d'oro discendono.
S'innalzan colonne reggenti
dei cofani d'oro cosparsi di gialli topazi.
S'ammassan nei canti
dei gialli broccati abondanti.
La lampada in mezzo è già accesa,
fra poco le tristi verranno alla veglia.
Intorno, segrete, le piccole porte
Conducono ad una poltrona ciascuna.
La fiamma s'innalza di nebbia leggera
fra il giallo smagliante dell'oro.
Silenti come ombre,
ravvolte nel manto viola,
ricchissimo manto di fino damasco,
le tristi compaion ciascuna a la piccola porta.
Son sette:
Ginnasia, contessa di Borgo Silenzio,
Meriga, contessa di Casa Lontana,
Corrada, contessa di Valle Pallore,
Venanzia, contessa di Fonte Murata,
Romilda, contessa di Torvo Canale,
Piccarda, contessa di Piccolo Dolo,
Marraia, contessa di Dolo Maggiore.
Si strisciano muto l'inchino profondo,
la piccola porta si chiude, ed ognuna,
con muovere lento s'appressa alla propria poltrona.
Si seggon con occhio rivolto alla fiamma.
Non parlan, le tristi,
nessuna conosce la voce dell'altra,
non volgono il guardo fra loro.
In cerchio d'intorno alla fiamma
ne seguono il lieve bagliore.
I manti viola riposano a terra la coda infinita,
s'ammassan fra l'oro massiccio.
Rimangon le tristi alla veglia
immobili e mute con occhio rivolto alla fiamma.
Insieme si levano
dirette ciascuna alla piccola porta,
si sostan voltandosi,
si strisciano muto l'inchino profondo,
scompaiono.
La fiamma nel mezzo pian piano si spegne.
La sala degli ori massicci
soltanto il suo giallo pesante nell'ombra risplende.