Poesia

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del più aureo splendore
un bastone da pollaio:
e dove soffonde intorno
a sé
il suo angelico candore
una famosa baldracca.
Si tratta di rimanere
nei limiti tirannici
della più squisita galanteria
giacché il solo mondo
dove si ama veramente la virtù
è quello dell'ipocrisia.

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APPENDICE


Dal principio di questo secolo
la poesia è cambiata
ti sfido a riconoscerla
cambiata nel midollo delle ossa
nella pelle e nella polpa
di chi la colpa?
di chi la fa.
Era sul trono come una regina
è diventata una donna qualunque
una donnicciola
un soggetto da marciapiede
una bagascia
una sgualdrina
non ha più la parola che risuona
che rimbomba
che pareva scendere dal cielo
come il fulmine
che t'inchiodava sulla seggiola
o che ti faceva rimanere
con la bocca spalancata

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come per lo scoppio di una bomba
la parola te la senti scivolare
col ribrezzo che ti provoca fra le dita
il contatto di un'anguilla
ti parla con l'eloquio da mercato di una serva.
O ti dice delle cose tale quali
non basta un professore
di matematica a decifrarla.


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Lord Maylor
sconvolto, impaziente,
seduto al suo banco
interroga il servo fedele
sul tempo che fa:
- Tu dici ch'io esca?
che pensi c'hio faccia?
- Le strade sono bagnate
gonfio di nuvole il cielo
e con un vento che taglia la faccia...
restate per oggi, restate,
usate prudenza Milord.
Seduto al suo banco
si prova a girare la testa sul corpo
per ruggine invitta
oramai senza moto
straluna nelle orbite gli occhi
che ancora sprigionano
dei vividi lampi nel vuoto.
È vecchio Milord
il conto preciso nessuno lo sa
ma su e giù...
assicura il fedele servante
di ottanta... qualcuno di più.
- E allora leggiamo
leggiamo piuttosto.
Aperto il cassetto
consegna al fedele servente