LA FONTANA MALATA,

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...

che spasimo!
sentirla
tossire.
Tossisce,
tossisce,
un poco
si tace...
di nuovo
tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il cuore
mi preme.
Si tace,
non getta
più nulla.
Si tace,
non s'ode
romore
di sorta,
che forse...
che forse
sia morta?
Orrore!
Ah! no.
Rieccola,
ancora
tossisce.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch...
La tisi
l'uccide.

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...

Dio santo,
quel suo
eterno
tossire
mi fa
morire,
un poco
va bene,
ma tanto...
Che lagno!
Ma Habel!
Vittoria!
Andate,
correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo
eterno
tossire!
Andate,
mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari...
magari
morire.
Madonna!
Gesù!
Non più!
Non più.
Mia povera
fontana,
col male
che hai,
finisci

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...

vedrai,
che uccidi
me pure.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch...

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Là,
in un angolo della mia stanza,
è un sudicio
vecchissimo specchio
ovale,
una luce oscena
che riflette male
abbastanza.

Cosa mi guardi,
brutto sfacciato d'uno specchio,
cosa mi guardi?
Credi ch'io abbia paura di te,
sudicissimo indumento vecchio?
Un dì o l'altro
ti faccio in cento pezzi, vedi!

Sfacciato.
Ti credi di prender la mia faccia
perché la tua ti manca,
la mia poverino è bianca, lo so,
ma la tua, che non hai,
è quella del più lurido stagno vecchio.