È tanto bella la virtù
che perfino i vizî
si vestono coi suoi panni
per poter circolare
come circolava al tempo suo
nel paese di Maria
il dolce San Giovanni
puro come Gesù.
Né il giuoco resta facile
quanto a prima vista
può sembrare
e a chi non sa
come su questa pista
si faccia a pilotare
giacché
trattandosi di vizî
sfavillano le pupille
tutte insieme
di voluttà
e gli orecchi
si vedono allungare
avidi di sapere
pronti a credere
non si sa come
non si sa quanto
non si sa che
e non appena vi fermate:
Oh!
«tutto qui?»
sembrano dire
storcendo la boccuccia
e col nasino
voltano in su:
«finito così presto?...»
il carnevale evidentemente
un vero peccato
«siete proprio sicuri
che non ci fosse altro...?»
da sapere naturalmente
«che non ci sia di più...?»
sarebbe stato così carino
continuare.
Ed ora la quaresima
la quaresima dei lutti
«che barba, Signore!
Mio Dio che giorni brutti
ci farete passare».
Quando si tratta di virtù
invece
come cani che cercano
i tartufi
tutti incominciano a scalzare
sempre più a fondo
scalzano
sul conto della gente.
Che cosa scalzano
si può sapere?
Su quello che si vede
e quello che non si vede
che non si deve vedere
sola cosa
che si desidera vedere:
su quello che si sa
e quello che non si sa
che non si deve sapere
ma si presume:
su quello che si fa
e quello che non si fa
ma si dovrebbe fare
in questo caso
però
come si fa a distingure?
Ma soprattutto
su quello che si nasconde
e che si tratta di scoprire
ad ogni costo
risolutamente
che passione!
Se tutte le virtù fossero vere
non avremmo per loro
che un superficiale interesse
puramente formale
ognuno si direbbe
c'è da credere:
«Ah! si?...»
strascicando le parole:
«che bravi!... bene...»
rattenendo uno sbadiglio
di esemplare educazione
«bravi proprio davvero...»
prolungando a non finire:
«bravi proprio di cuore»
sbadigliando apertamente
e accellerando il camminare:
«conservatevi sempre così
sappiatevi conservare»
tirando di lungo
senza badare:
«non lasciatevi corrompere
dalle allegre brigate...»
passando oltre.
Trattandosi di persone
che fanno semplicemente
il proprio dovere
scialbe
per la massima parte
noiosette
perché?
Come possiamo respingere
una morale
che ha la virtù per base
e si propone
la virtù come fine?
L'ipocrisia
se di natura nobile
usata fra la gente
di pregiata qualità
è un prodotto di gioielleria
complicato e sopraffino
ma se di natura plebea
usata dal popolino:
che differenza!
non riesce a nascondere
la volgarità
delle proprie origini
e marcia impunemente
sull'orlo
della comune delinquenza.
«Signore stimatissimo
Signore onoratissimo
illustrissimo Signore
d'ogni virtù campione...»
dicono tutti davanti a lui
inchinandosi devotamente
virtù che si riscontra ineccepibile
nella forma e negli atti
volti solo a nascondere
con arte magistrale
la qualità dei fatti
senza di che
gli stessi che s'inchinano
lo guarderebbero brutto
brutto da scappare
e con infamia
lo metterebbero da una parte:
s'inchinano fino a terra
invece
pur sapendo trattarsi
di un emerito farabutto.
E lui davanti a loro
s'inchina anche di più
s'inchina senza posa
con identico sentimento
sapendo cosa sia
sapendo che anche loro
sono la stessa cosa.
E vedere come le dame
s'inchinano
davanti a una Pia Donna
il cui vestito
della più intransigente austerità
sembra attirare
i baci dello spirito
come nel Santuario
il vestito della Madonna.
Ella pure
da parte sua
muovendosi con un candore
di verginale letizia
accoglie tanto omaggio
con un sorriso di purità
che provoca in ciascuna
una gioia sovrumana
non vuol dire se tutte sanno
che è una puttana
e quello che son loro
lei non se lo scorda:
per questo con vero fanatismo
le altre tutte intorno
e in strabocchevole quantità
le fanno la corda.
E sappiamo altresì
come in cotale zona
al massimo livello
privilegiata
si riuniscono in frotte
senza distinzione di classe
di sesso e di età
vi si riuniscono
per celebrare la virtù
il giorno e la notte,
sola cosa
di cui si riconosce l'esistenza
nel mondo dell'ipocrisia
che invece di farti sentire
solo e sperduto viandante
nel deserto
di questa affollatissima via
ti fa sentire
due persone al tempo stesso
due persone che ti tengono
ottima compagnia.
Si scambiano sorrisi
di perfetta comprensione
solidale compiacenza
e cortesia
che ti dicono tutti
quello che non sei
s'inchinano
facendo bene attenzione
nella raffinatezza
di sapersi mantenere
nel bilico che si produce
fra quello che uno pensa
sempre pronti a distingure
la natura semplice di un fatto
e quella del composto
che in linea generale
resulta esattamente l'opposto.
Che se un malaugurato
per un abbaglio d'ottica
per errore o per disgrazia
per una forza spontanea
di imperdonabile volgarità
dicesse di punto in bianco
invece di quello che deve
quello che pensa:
che frittata!
Lui stesso ne morirebbe
per la vergogna.
E che scompiglio
nell'immenso vivaio
dove rifulge
come oggetto
del più aureo splendore
un bastone da pollaio:
e dove soffonde intorno
a sé
il suo angelico candore
una famosa baldracca.
Si tratta di rimanere
nei limiti tirannici
della più squisita galanteria
giacché il solo mondo
dove si ama veramente la virtù
è quello dell'ipocrisia.
**
APPENDICE
Dal principio di questo secolo
la poesia è cambiata
ti sfido a riconoscerla
cambiata nel midollo delle ossa
nella pelle e nella polpa
di chi la colpa?
di chi la fa.
Era sul trono come una regina
è diventata una donna qualunque
una donnicciola
un soggetto da marciapiede
una bagascia
una sgualdrina
non ha più la parola che risuona
che rimbomba
che pareva scendere dal cielo
come il fulmine
che t'inchiodava sulla seggiola
o che ti faceva rimanere
con la bocca spalancata