Fra tante cose buffe
incontrate per questa via
sapete voi che sia
vivere nei contrari
come sopra i binari
della ferrovia?
giacché non vive cosa
nel mondo prosperosa
priva del suo contrario
che la sostiene
come il gagliardo sostiene
la sua tenera sposa.
Bellissima fanciulla
dagli occhi sfolgoranti
e la bocca porporina
la pelle di velluto
e il portamento da regina
se tutte fossero come te
la tua felicità sarebbe nulla
nulla la tua vittoria
non esisterebbe la bellezza
se non ci fossero quelle
e in quantità spettacolosa
brutte da far paura
con gli occhi vitrei di una pecora
la bocca come una ciantella
la pelle di pollo lesso
e i movimenti di una scimmia
e per cui senza le brutte
tu non saresti bella.
Essere puro in un ambiente
che fosse
di sola purità
è troppo facile cosa
naturalissima
e per nulla artificiosa
tanto da non accorgerti di essa
della sua esclusività.
Ma essere puro
laddove tutto è porco
la faccenda è diversa
dove ciascuno vive
per combinare ogni giorno
qualche porcheria
è cosa che stupisce al segno
da confondere la mente
e infiammare la fantasia
una piacevolezza che spaventa
giacché più porci sono gli altri
più puro uno diventa.
E se tutto fosse buono
dove ci troviamo in vita
il valore della bontà
lo vedresti sfuggire
come la sabbia fra le dita
né saresti più capace
di stabilire
una valutazione giusta
sentiresti soltanto
di liquefare
in quel dolciume
e basta.
Ma se capita uno
un messere qualunque
un energumeno
che senza dire
né il come né il perché
dispensa
una scarica di legnate
all'impazzata
senza veruna necessitù
allroa solamente
sei in grado di stabilire
il valore della bontà
con esattezza.
Vivono nel consorzio
universale
delle persone così dinamiche
che non riescono a star ferme
e considerano perduto
un giorno solo
durante il quale
non si siano potute muovere
giorno di lutto e di prigione
per esse.
E altre ve ne sono
per le quali
non è sufficiente una gru
a farle alzare
dalle loro poltrone
e a mantenerle su
nessuna forza può influire
sul loro piede
considerando ogni movimento
una pena atroce.
Si direbbe che queste due genie
si disprezzano a vicenda
non potendosi comprendere
si detestano e denigrano
si combattono senza quartiere
per la totale diversità
del loro carattere
delle loro teorie
invece no: macché!
In ogni breve sosta
del suo vertiginoso andare
il dinamico
non dimentica mai
l'inamovibile
inviandogli
della sua velocità
palpitanti testimonianze
attraverso fotografie
e cartoline illustrate
che l'altro osserva a non finire
e conserva gelosamente
dalla Svezia e dalla Scozia
dell'Islanda
dalla Danimarca e dall'Olanda
dal Portogallo e dalla California
dall'Africa del Nord
e dal Sud Africa
da Gerusalemme e dalla Groenlandia
dall'Isole del vento
le Bahama e le Azzorre
dal Morocco e dalla Spagna
dall'Australia e dal Perù
da Pekino da Calcutta e Cefalù.
E non appena di ritorno
dalle sue scorribande
corre da lui per prima cosa
ad informarlo
in ogni minimo particolare
di quello che ha veduto
e di quello
che ha saputo fare
e di cui l'altro si dimostra
oltre che interessato e attentissimo
grato direttamente
tanto che se talora
rievocando
i propri movimenti
il dinamico
si dimentica di qualche cosa
o commette qualche inesattezza
l'inamovibile lo corregge
affettuosamente
e con la massima prontezza
ne rinfresca la memoria:
«guarda che tu confondi
le donne nell'Aserbaigian
non sono come hai detto ora».
Dopo avere pensato un po'
il dinamico risponde:
«è vero, è vero, hai ragione
me ne ero dimenticato
che pasticcione
le confondevo con quelle
del Turkmenistan».
«Guarda che quella bestia
del Sud Africa
non era un elefante
ma un leone».
«È vero, è vero, hai ragione
perfettamente
che pasticcione
non era un elefante
ma un leone».
In un paese di sola pace
che non sapesse
che cosa sia la guerra
finireste
per sbadigliare dalla noia,
perché tanto più bella
è la pace
quanto più brutta
è la guerra.
Viene fatto di domandarci
che cosa pensa
l'uomo che lavora
di quello che non fa nulla
e per conseguenza
quello che non fa nulla
di quello che lavora.
Esiste qualchecosa
che unisce queste creature
sulla terra?
L'uomo che lavora
disprezza senza limite
quello che non fa nulla
e per farlo disprezzare
anche dagli altri
lavora sempre più
anche la notte lavora
ragione per cui
una parte del suo lavoro
la dobbiamo
a quello che non fa nulla
cosa che questo
sempre meglio comprende
e sempre meglio dimostra
sempre più se ne gloria
senza muovere un dito
è produttore di ricchezza:
un motore in piena regola.
Giacché se fiero del suo esempio
portasse anche il lavoratore
a non far nulla
allora addio Gesù!
Mentre che l'altro
ritenendosi truffato
lo disprezza anche di più:
«che faccia tosta
fregiarsi di una benemerenza
che non è sua».
E quando avviene
che i due s'incontrano
in un locale faccia a faccia
o per caso in una via:
«phuè!»
fa l'altro al tempo stesso
e con identico sentimento.
È radicata convinzione
fra la gente
di cortissima visuale
che l'allegro e il malinconico
siano due care persone
che non hanno fra loro
nulla in comune
e vivano lontano
l'una dall'altra
quanto la luna e il sole
senza essersi accorti
come l'allegro e il malinconico
più delle sorelle siamesi
siano legati insieme.
Dalla loro indissolubile unione
dipende
nel mondo più esclusivo
ogni prosperità del loro vivere.
Mentre il malinconico
nell'ombra del suo cantuccio
sospira e geme
l'allegro difronte a lui
sorride gioiosamente
e tanto più sorride
quanto più l'altro
sospira e geme.
E non appena
al seguito di tale mercato
il malinconico
si mette a piangere
l'allegro si mette a ridere
e tanto più quello
si sfoga in lacrime
tanto più l'altro sfoga
le sue risate
apertamente:
«Ahaaaaaaaaaa!...»
e così forte
che deve reggersi la pancia
per non scoppiare
finché
esasperato e stanco
per questo modo di procedere
il malinconico
cessa di gemere e di piangere
e attacca inferocito ad inveire:
«quell'insensato!
quel forsennato!
quell'incosciente!
quel mascalzone!
quel gaglioffo!
quell'immondo!»
lanciando i propri strali
furibondo:
«Ahaaaaaaaaa!»
risponde l'altro
ricoprendolo
del suo spirito giocondo.
«quel miserabile!
quel farabutto!
quel delinquente!»
«Ahaaaaaaaaa!»
ridendo sempre più forte
quasi che ciò avvenisse
automaticamente.
A proposito di coloro
che si distinguono
per qualche azione di coraggio
viene fatto domandarci
nei confronti della paura
quale sia
il loro comportamento
essendo generale convinzione
su tale argomento
che l'eroe
neppure sappia
dove sta di casa la paura
e tutto conosca
fuori che quella al mondo.
O altrimenti
la vede come una serpe
sotto i suoi piedi
uccisa sconfitta calpesta
ridotta all'impotenza
considerando
ogni azione di coraggio
una vittoria sulla paura
al seguito di una battaglia
combattuta in campo aperto.
Nessuno di questi casi
risponde al vero
giacché l'uomo coraggioso
conosce la paura soltanto
è la sola cosa che ha dentro
ne è pieno
e dalla quale dipende
ogni movimento eroico
e ogni suo atto
da un eccesso della paura
è generato
dalla paura soltanto
al punto che da quella
è quotidianamente insidiato
e mantenuto
sotto ricatto
con la continua minaccia
di spifferare la verità
a chi di ragione
per reclamare il proprio diritto.
Alla soglia di queste porte
scorgo una mano che invita.
Se non ci fosse la morte
non sarebbe bella la vita.