La stanchezza con la quale rientro in casa
dopo aver fatto qualche passo ogni mattina
mi spinge a ricordare
le salutari stanchezze della gioventù
nel divino circondario di Firenze
nella divina campagna fiorentina
quando da Settignano partivo alle due del pomeriggio
per rientrare alle otto di sera dopo aver fatto a piedi
venti chilometri almeno;
il sonno plumbeo nel quale cadevo,
svegliandomi con aumentata forza
e un formidabile appetito.
Con amore ascetico ricordo le mete di quei giorni
ancora miei, non seppelliti dall’oblio:
San Clemente e la Madonna del Sasso,
Montiloro e il Castello del Trebbio
Montesenario San Gersolè l’Incontro...
E dove incontravo Gabriele D’Annunzio
del suo tempo più bello,
faceva le strade che facevo io
sul suo cavallo che si chiamava Malatesta
seguito da un levriero che si chiamava Sirio,
e che guardavo dal basso
come si guarda un monumento:
pareva che la storia passasse sopra di me
che di storia m’interessavo così poco.