L’impazienza nel riceverlo
dalla mano del padre
trova poi di riscontro
la parsimonia nel consumarlo
a colpi impercettibili del linguino
per farlo durare di più.
Mentre il padre a colpi di spatola
consuma anch’egli il suo cono gelato.
Il padre è gigantesco, enorme,
di forse quarantanni con due metri d’altezza
e camminando piano piano
conduce per la mano quel microscopico
che ne ha soltanto due
e gli procura un duplice diletto
consumando il suo gelato:
osservare il figliolo che fa lo stesso
agitando lesto lesto il suo linguino
e senza che si accorga
d’essere osservato
per non pregiudicarne la fierezza d’uomo.
Ed una terza gioia
gli procura quel bruscolo senza saperlo:
quella di essere con lui
ancora un bambino.