Ci siamo incontrati nel mese di Febbraio del 1903
esordienti in una commedia di Goldoni: il ventaglio.
Tu eri Scavezzo, io il barone Del Cedro.
Chi ci aveva portati in quel luogo?
Sembra difficile indovinarlo, invece è facilissimo:
la poesia che a quel tempo aleggiava sul teatro
e della quale due adolescenti dotati di fantasia
avevano subito il fascino.
E fu proprio in quel luogo che la poesia
rivelò ai due adolescenti il proprio cammino,
sul quale in perfetta armonia
procedettero da quel giorno
discutendo di tutti e di quanto si faceva nel mondo
fuorché di quello che facevano loro,
quasi non lo avessero saputo
ognuno per la propria strada
e nel rispetto assoluto l’uno dell’altro.
Fu questo il nostro stupendo segreto
per il quale settant’anni di amicizia
non produssero un’ombra fra noi
non provocarono uno screzio,
un punto di ruggine o di attrito.
E ora, caro Marino,
stringiamoci un’altra volta la mano
nella medesima serenità di quel giorno
quando eravamo tu Scavezzo, io il barone Del Cedro.