Un giovane malato
disoccupato
lacero e affamato
solo nel mondo,
già condannato per furto,
dopo avere rubato una rivoltella
nel mercato domenicale popolaresco
si recava con quella nel giardino pubblico
a porre in atto il suo amaro proposito:
laddove tanti giovani di famiglia benestante
giuocavano o se ne andavano a diporto,
seduti ai tavolini dei caffè
in lieta compagnia discutevano di sport,
o vagavano nell’ombra
con la loro ragazza in stretto colloquio:
ucciderne uno.
Quello che gli apparisse il più bello
meglio vestito e ben pasciuto
per riscattarsi dal proprio destino.
Ma non appena scelto il suo soggetto,
uno che stretto ad una bella giovane
gli parve il più felice e gli fu vicino,
il braccio gli cadde lungo il corpo:
«perché uccidere la felicità?»
e senza volerlo
rivolse l’arma contro sé stesso.