Specchietti
e spuma di ruscelli
ai piedi di un balcone
a cui si affaccia
il campanile d’una chiesuola
circondata
dal velluto a squame
di poche lavagne:
alle sue spalle
i monti
dell’Uccelliera e del Corno alle Scale
come flabelli.
Le acque
han bisbigli d’infanzia
nel silenzio imponente
e tacciono impaurite
per l’urlare dei venti.
Sul tappeto delle selve
voluttuoso al piede
i tronchi dei castagni
si contorcono vetusti
aprendo
ventagli di smeraldo
al sole
e lasciando cadere
in filamenti d’oro
l’inesauribile dolcezza
delle loro anime.
Una freccia infuocata
li attraversa
simile alla folgore
e il suo fulgore
per l’indicibile vergogna
di un colpo di pugnale
il tempo non riesce a dileguare.