PONTE GARIBALDI

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Quando il sole si nasconde
dietro la cupola di San Pietro
sembra volerla incendiare
giungendo ad allungare
con mano voluttuosa
morbidamente
una carezza rosa
alla montagna azzurra.
Al lontano orizzonte
Rocca di Papa si assopisce
in un sorriso
di struggente malinconia.
Le vecchie pietre
del Ponte Palatino
e dell’Isola Tiberina
le fatidiche pietre
della vetusta Roma

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in quella luce
hanno un palpito lieve
di nostalgia
risvegliando nella loro anima
un ricordo di grandezza
che vive ed agisce
nella popolare fantasia
come il tessuto di una favola.

Ebbro di luce e di colore
anche il Ponte Garibaldi
pare che arda
mentre ti conduce
laddove il grande Gioacchino
in cappello a cilindro e finanziera
all’ombra di due pini
e fingendo di scherzare
vigila del suo popolo
la civile conquista
di una serena giocondità
nascondendone tutta l’amarezza
e parendo di cercare la verità
come nei prati
si cerca l’insalatina
guardando in terra.

Stringendosi alle braccia
in atto di solidarietà
assoluta
più che di reale amicizia
tre giovanissime popolane
cantano a squarciagola
attraversando il ponte

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per ritornare a casa.
Vantano
la colmità del ventre
sotto la veste sciolta:
spose dell’anno
e tuttetré
nel nono mese di gravidanza.
Due brune a lato
e nel mezzo la bionda
lasciando svolazzare
la chioma lucida e robusta
come una bandiera
sembrano proclamare
la varietà e il trionfo
della muliebre bellezza:
«Quanto sei bella Roma a prima sera».