Villa Celeste.

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Su un bel collettino,
la villa, è d’un celestino
chiaro chiaro, sbiadito;
a guardarla dal basso
sembra la pallida guancia
d’un gran cielo turchino.
Qua e là, su e giù, d’ogni lato,
serpeggiano, s’incrociano,
s’intrecciano, s’abbracciano, si stringono,
campanelle leggere
dalle corolle veline,
bianche e celestine.

Ora la villa è chiusa.
Io la ricordo ancora
stranamente abitata,
quasi invisibilmente,
quasi, perché la gente
non s’accorgesse...
ora è del tutto abbandonata.
Io la ricordo benissimo;
passavano leggere,
esangui dame,

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sottili nelle loro vesti celesti
a grandi code,
di rasi lucenti,
di pallidi damaschi.
Andavano lentamente
cogli occhi bassi, mesti,
trascinando quelle loro vesti
lucenti, rasi e damaschi
pallidi, sbiaditi,
come le carni dei loro volti
lunghi, affilati.

Io sostavo ogni sera
un istante ai ferri del cancello
per vederne una passare,
per vederla lentamente camminare,
trascinando la lucida coda
fuori di moda.
E pensavo dipoi a loro
per tutta la via,
la sera, quando tornavo a casa mia.
Ognuna se n’andava da per sè,
cogli occhi bassi, mesti,
strisciando fra la ridda muta
di tutte quelle campanelle
dalle corolle veline,
bianche e celestine;
quelle campane
che si aprivano nuove
tutte le mattine.

Si gridava all’orrore!
Orribili profanazioni,
scandali, oscenità!
Ci si intromesse la polizia,

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e le dame celesti
furon mandate via:
si sa.
«Sembrava la più onesta riunione
«di nobili dame»
gridava la gente,
«ed era una morbosa accozzaglia
«di luride puttane!»
Puttane!...
Puttane... molto strane...
care puttane!

Dove sarete?
Dove vi avran mandate?
Siete ancora unite?
Avete trovato un’altra villa?
La notte, al chiaro della luna,
dalla villa venivano
sbiadite, delicate,
le note fuggenti, di leggere,
languenti canzoni,
motivi... come di Chopin...
e tutte finivano in un lungo,
sospirato, terribile:
Ameen...
«Scandali, oscenità!»
Dai cigli, dalle siepi,
di dietro le mura, sbucavano
dei pallidi amanti,
bianchi come gigli, venivano
ad unirsi a quelle dame,
abbracciarle... travolgerle...
gli amanti le succhiavano...
esse succhiavan gli amanti...

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Dove sarete?
In quali regni,
pallide dame meste,
avete trovata un’altra villa celeste
per i vostri convegni?
Sul bel collettino
è chiusa, Villa Celeste.
A guardarla dal basso
sembra la pallida guancia
d’un gran cielo turchino.
Intorno dappertutto,
s’intrecciano, s’abbracciano,
si stringon ancora disperatamente,
le campanelle leggere
dalle corolle veline,
bianche e celestine.