PALAZZO MIRENA

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Palazzo Mirena è distrutto.
Distrutto dal fuoco.
In sera di festa, la veglia era piena,
le fiamme terribili avvolsero
il grande palazzo.
Più bello dei belli s'ergeva
nel mezzo al giardino,
superbo fra gli alberi grandi.
Le fiamme arrivarono al cielo
per tutta la notte,
la notte che ognuno ricorda, e si segna.
L'aurora lo vide terribile mucchio
di bragi roventi.
Il cielo
che s'ebbe l'omaggio tremendo di fiamme
per tutta una notte,
rimase chiazzato di rosso per giorni e per giorni.
E ancora ai tramonti
vi sostano sopra vapori rossastri,
vi sostan siccome saluto,
messaggi di fiamme lontane,
venuti da nuovi flagelli.

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E il vento per anco solleva
le ceneri ultime.

In sera di festa, la veglia era piena,
smagliante di luci e di gemme,
fiorita dai petali arcani
di dolci sorrisi lunghissimi,
fra muover di passi leggeri,
di piccoli passi dorati,
strisciare d'inchini profondi, blandissimi,
frusciare di serici manti,
di manti vermigli, violetti,
di manti bianchissimi,
coperti di gemme fulgenti,
cosparsi di perle finissime,
goccianti di vivi diamanti
fluenti di trecce biondissime,
nel mezzo alla notte
le fiamme terribili avvolsero
il grande palazzo.

Moltissime dame perirono,
alcune rimasero folli,
ben poche ne furono salve.

Madama Mirena,
la bionda contessa dal guardo di sole,
rimase al suo posto.

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Si videro dame gettarsi dall'alto
ravvolte di fiamme,
fuggire seguite dal fuoco appiccato alle vesti,
fuggire fuggire pel grande giardino
siccome le torce terribili al vento,
strapparsi le treccie infiammate,
le vesti coperte di fiamme,
le carni infuocate,
gettarsi furenti alle vasche
d'intorno al giardino.

Colonna tremenda di fiamme
al cielo s'alzava palazzo Mirena,
giravan d'intorno furenti
cadevan dall'alto
fardelli di fiamme roventi:
le dame ormai folli.
Pochissime furono salve.

Nessuno più vide madama Mirena,
padrona, rimase al suo posto,
strisciando alle fiamme l'inchino infinito.

Gli avanzi rimangono intatti,
nessuno vi pose la mano,
soltanto una croce fu posta
fra i neri carboni

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che a l'ombra degli alberi grandi
rimangon ricordo.

Talora si scorgon fra il nero
dei raggi lucenti,
fulgore di gemme rimaste:
«son gli occhi di dama Mirena!»
Di sotto ai carboni
si dice che ancora ella guardi.